Farmacista Di Gagliato

Inquinanti nei piatti: è allarme!

Tempo di lettura: 4 minuti

L’Autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) lancia l’allarme: l’ambiente è avvelenato e ci sono troppi inquinanti nei piatti portati a tavola.

Da dove arriva questo allarme? Perché adesso? Sapevi che esiste una soglia di veleni settimanale che non va mai superata? Che i bambini hanno un rischio maggiore? Che a volte è preferibile l’alimento industriale a quello biologico? Queste sono alcune delle domande alle quali daremo una risposta.

Nelle prossime righe scoprirai, infatti, che alcuni alimenti sono più pericolosi e che puoi trovare un rimedio. Proveremo, inoltre, a sfatare alcune credenze.

Seguici, dai.

Indice

  • Cosa dice l’EFSA
  • Il metilmercurio
  • Com’è arrivato tra i bambini?
  • Ma come entra nella catena alimentare?
  • La soglia critica
  • Pesci conservati e congelati
  • Diossine e Pcb
  • Biologico o industriale?
  • La soglia critica
  • Carnivoro o vegano?
  • Come rimedi?
  • Conclusione

Cosa dice l’EFSA

L’autorità per la sicurezza alimentare ha puntato l’attenzione su tre inquinanti famosi: il metilmercurio, le diossine e i Pcb (policlorobifenili), che sono presenti in molti alimenti tipici della dieta mediterranea.

Da tempo sono sotto controllo, ma il campanello di allarme è scattato quando la ricerca si è estesa ai bambini. Com’è possibile che accada? Cominciamo dal mercurio, presente nei mari, e vediamo come arriva ad inquinare i piatti.

Il metilmercurio

Secondo la ricerca condotta dall’Autorità, per conto dell’Unione Europea, fino a 2 milioni di bambini sono a rischio perché esposti a concentrazioni elevate di metilmercurio. Attraverso l’analisi dei capelli, si è potuto constatare che 200 mila bambini presentavano un accumulo di mercurio, pari a circa il triplo di quanto consentito. Com’è possibile che accada?

Com’è arrivato tra i bambini?

Il Metilmercurio viene rilasciato nell’ambiente sia in modo naturale, grazie all’eruzione dei vulcani e gli incendi delle foreste, e sia a causa dell’uomo, attraverso la combustione di benzina e gasolio. Come se non bastasse, di recente, l’Università del Michigan ha scoperto sui fondali dell’Oceano Pacifico dei batteri capaci di produrre autonomamente il metilmercurio.

Ma come entra nella catena alimentare?

Il mercurio viene ingerito prevalentemente dai pesci e tende ad accumularsi nel tempo. I pesci di taglia piccola ne ingeriscono minuscole quantità. I predatori, come il pesce spada, nutrendosi invece dei pesci piccoli, ne assumono in gran quantità. Qual è la quantità di inquinante che può arrivare nei piatti?

La soglia critica

L’Autorità Europea ha stabilito che la dose massima di mercurio da ingerire alla settimana è di 1,3 microgrammi per Kg di peso corporeo. Che significa? Proviamo a fare degli esempi pratici.

Supponiamo di considerare una porzione di pesce fresco. La soglia dipende da chi l’assume e dalla taglia del pesce. Un bambino di 5 anni ne assume circa 60 grammi. Un adolescente e un adulto ne assumono circa 150 grammi.

Un bambino che assume una porzione di alici avrà ingerito l’8% di mercurio stabilito a settimana, quando per una orata assumerà il 12% e per una spigola il 16%.

Un adolescente, per una porzione di alici sarà al 7%, per una orata al 15% e per una spigola al 20%.

Un adulto che assume una porzione di alici si ritroverà nell’organismo il 7% di mercurio stabilito a settimana, con una orata sarà al 10% ed con una spigola al 14%.

Quando si ritrovano a mangiare un predatore la loro dose di mercurio sale di molto, ma la differenza è tanta per un bambino. Vuoi sapere quanto?

Un bambino che assume circa 60 grammi di spada si ritroverà all’improvviso ad aver assunto il 157% del mercurio stabilito a settimana.

Un adolescente ne assumerà circa il 192% e un adulto il 135%.

Diversa è la situazione se consideriamo il Salmone, che non è un predatore.

Per un bambino si arriva a malapena all’1% del mercurio settimanale.

Pesci conservati e congelati

Tra i pesci conservati, l’Autorità per la sicurezza alimentare ha verificato la presenza di mercurio nello sgombro ed il tonno, con una profonda differenza tra i due.

Se per il primo, infatti, le soglie sono di pochi punti percentuali per bambini, adolescenti ed adulti, una grande differenza si riscontra invece per il tonno.

Con una porzione di quest’ultimo, i bambini assumeranno circa il 35% di mercurio, gli adolescenti il 30 e gli adulti il 28%.

Tra i pesci congelati, sono stati analizzati il merluzzo, la platessa e la verdesca, che è un predatore. Se il merluzzo e la platessa non destano particolari preoccupazioni, purtroppo si distingue la verdesca. Ben il 194% di mercurio per un bambino, il 237% per un adolescente ed il 180% per gli adulti. È davvero tanto! Non è più la presenza di tracce di inquinanti, ma una vera e propria bomba.

Cosa puoi fare?

Non puoi rinunciare ad una alimentazione “pescetariana” perché aiuta a prevenire le malattie cardiovascolari, le sindromi metaboliche e alcune forme di tumore, ma puoi imparare ad osservare delle accortezze. Scopriamo insieme come ridurre gli inquinanti nei piatti.

Impara a variare e ad utilizzare soprattutto i pesci piccoli e/o non carnivori.

I pesci predatori, come il tonno e lo spada, non possono essere inseriti più di una volta a settimana. Ricorda, però, che per i bambini la soglia si raggiunge velocemente.

Verifica la zona di provenienza: alcune zone del mondo sono effettivamente più inquinate.

Diossine e Pcb

La storia delle diossine e del Pcb è tristemente nota. Sono sostanze derivate dall’industria e purtroppo persistenti nell’ambiente. Riescono, purtroppo, ad entrare negli animali e ad accumularsi nel loro grasso per poi giungere sui nostri piatti in tavola.

L’EFSA già nel 2001 aveva abbassato la soglia settimanale, questo perché l’esposizione continua può determinare lo sviluppo di azioni cancerogene, la demineralizzazione dei denti e la riduzione degli spermatozoi. Adesso lancia l’allarme perché la quantità raggiunta dai bambini è di circa 2,9 volte la soglia critica settimanale.

Nel suo report (https://www.efsa.europa.eu/en/events/event/181113), l’EFSA chiarisce che il problema rimane l’ambiente inquinato. Banale, vero? Non tanto, se cominciamo a riflettere sul biologico con lucidità.

Biologico o industriale?

Tempo addietro, fu condotto uno studio sulle uova  (https://www.izs.it/vet_italiana/2004/40_1/22.pdf) dal quale risultò che le uova prodotte da galline in gabbia risultavano meno inquinate di quelle libere per i campi. Semplicemente perché i campi erano inquinati.

In un’altra occasione accadde il problema inverso. Le autorità italiane ritirarono quintali di mangime per animali da allevamento. Devi sapere che il mangime deve avere un “carrier” vegetale, un qualcosa che veicoli le sostanze nutritive, come gusci di mandorle, crusca e segatura di legno. Nel caso in questione la segatura era inquinata da diossine e metalli pesanti, in alte concentrazioni.

Dunque, biologico o industriale?

Ci piacerebbe sentire cosa ne pensi? Nel frattempo, riportiamo alcuni alimenti e la loro percentuale di diossine e Pcb.

La soglia critica

L’Autorità ha stabilito 140 picogrammi per l’adulto e 60 picogrammi per i bambini. Ebbene, tra gli alimenti individuati purtroppo ci sono i prodotti da pesca, seguiti dai latticini e dalla carne. A dimostrazione che sono presenti dappertutto.

Degli esempi?

Se per una porzione di alici, un adulto assume ben il 163% di inquinanti, per un bambino arriviamo a oltre il 280% di inquinanti.

Per una porzione di Emmenthal, un adulto assume il 5% di sostanze inquinanti e un bambino il 12%.

Se la causa è l’ambiente, bisognerà porre una ulteriore riflessione sui carnivori e i vegani.

Carnivoro o vegano?

L’inquinamento ambientale tocca i diversi settori alimentari. Chi volesse mangiare solo pesce avrebbe un bel problema a smaltire l’enorme concentrazione di metilmercurio. Chi vorrebbe, altrimenti, alternare con la carne si ritroverebbe ad assumere anche le diossine e i Pcb. Questi ultimi, però, non risparmierebbero i vegani giacché le verdure, i formaggi e i semi mostrano chiaramente tracce di inquinanti.

E dunque? Carnivoro o vegano?

Aspettiamo la tua risposta e nel frattempo, come riduciamo il rischio diossine e Pcb?

Come rimedi?

Per le verdure basta lavarle con acqua e si eliminano le diossine dalla superfice delle foglie.

Per i formaggi meglio prediligere quelli a pasta molle perché a parità di peso assumi meno latte e dunque meno inquinanti.

Restare magri! Strano vero? Eppure, se hai letto bene, le diossine e i Pcb si accumulano nel grasso. Dunque meno grasso adiposo ti ritrovi e meno accumulo avrai.

Conclusione

Secondo l’EFSA, i punti cardini sono tre: variare l’alimentazione, verificare la provenienza del cibo e assicurarsi che il produttore fornisca buone garanzie.

 Umilmente, ne aggiungiamo uno noi: il buon senso.

Se l’ambiente è malato non può esistere un prodotto immacolato. Possiamo solo scendere a compromessi, senza ideologie o false credenze.

Buon appetito!

*Le informazioni non costituiscono un parere professionale e non intendono sostituire la ricerca di un consulto individuale con un medico o altri professionisti sanitari qualificati. Il lettore non deve tralasciare o ritardare la ricerca di un parere medico a seguito delle informazioni reperite su questo sito.

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