Farmacista Di Gagliato

LIPIDOMIC PROFILE

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Vuoi conoscere il profilo degli acidi grassi?

Si tratta degli Omega-3, Omega-6, Sfa e Mufa. A cosa servono? A fornire un utile supporto nella prevenzione e nella diagnosi delle malattie cardiovascolari, degenerative, infiammatorie, dermatologiche, allergiche, neurologiche! Ma può servirti anche per monitorare e valutare l’efficacia di eventuali terapie nutrizionali o di integrazione. Cosa aspetti?

Da oggi, è disponibile in farmacia la prima analisi capace di valutare il profilo degli acidi grassi, grazie ad una analisi della membrana che riveste i globuli rossi.

Perché conoscere il profilo degli acidi grassi?

Il giusto equilibrio fra le varie famiglie di acidi grassi è fondamentale per il mantenimento o il ripristino delle condizioni di buona salute. L’alimentazione gioca un ruolo fondamentale. La quantità e la qualità di acidi grassi, introdotti attraverso la dieta, influenza inequivocabilmente la quantità di omega-3 e omega-6 nel nostro organismo. In realtà ciò che più conta è un approvvigionamento adeguato di omega-3 ed il mantenimento di un giusto equilibrio tra omega-6 e omega-3. Il mantenimento di questo equilibrio è di rilevante importanza nella prevenzione di alcune patologie (es. malattie cardiovascolari) e nella terapia di forme patologiche immunoallergiche e legate ad errori del metabolismo lipidico.

Il test è utile nella prevenzione e cura di svariate patologie. Quali?

È appurato che l’uomo occidentale moderno presenta una maggior concentrazione di acidi grassi omega-6 (AA) ed una minor concentrazione di acidi grassi omega-3 (EPA), di conseguenza il rapporto 6/3 risulta sbilanciato verso gli omega-6.

La popolazione giapponese, ad esempio, caratterizzata da una dieta molto ricca di pesce quindi di acidi grassi omega-3, presenta attualmente un rapporto AA/EPA pari a 4. Mentre gli statunitensi hanno un valore medio del rapporto AA/EPA che arriva a 16,74.

Nei paesi occidentali il rapporto AA/EPA oscilla tra 15/1 e 16,7/1, a conferma di uno squilibrio alimentare dovuto ad una carenza di omega-3 ed un eccesso di omega-6.

Il fine principe della valutazione del rapporto AA/EPA è quello di garantire un giusto equilibrio, il quale è importante per il buon funzionamento del sistema immunitario, lo sviluppo del cervello, il controllo del rischio cardiovascolare e la prevenzione e il controllo di molte forme patologiche.

Vediamone alcuni esempi.

  • patologie cardiovascolari.

    All’alto valore del rapporto AA/EPA si affianca una maggior incidenza della mortalità a causa di patologie cardiovascolari. Sono svariati i lavori scientifici che evidenziano come l’integrazione con omega-3 influisca positivamente sul decorso o l’instaurarsi di patologie cardiovascolari. Quanto detto è ampiamente giustificato dal fatto che gli omega-3 riducono il livello dei trigliceridi nel sangue, favoriscono la regressione del processo aterosclerotico e prevengono la trombosi. Gli omega-3 esercitano un effetto protettivo nei confronti della malattia coronarica acuta, riducono la severità dell’aritmia cardiaca e ad alte dosi, possono ridurre la pressione arteriosa. Alcuni studi epidemiologici hanno dimostrato che il consumo di pesce e olio di pesce è correlato ad una diminuzione del 20% della morte in generale, di 30% della morte per patologie cardiovascolari e del 45 % di morte improvvisa.

  • dislipidemie e disordini metabolici familiari o acquisiti.

    Gli Omega-3 esercitano un’azione ipolipidemizzante in quanto si sostituiscono ai grassi saturi della dieta. I maggiori effetti benefici sono imputabili a un calo dei trigliceridi circolanti. Inoltre è noto che l’assunzione di olio di pesce porta ad una diminuzione della colesterolemia e una riduzione della sintesi epatica di VLDL e trigliceridi.

  • diabete.

    Studi clinici hanno evidenziato l’associazione inversa fra iperinsulinemia, insulino-resistenza e concentrazioni di Omega-3 e Omega-6 nella membrana cellulare. 

  • obesità.

    L’azione sull’insulina e la riduzione di trigliceridi può contribuire ad una riduzione della massa grassa.

  • Trombofilia. L’azione antitrombotica dei Omega-3 comporta molteplici aspetti e consiste nella diminuzione dell’aggregazione piastrinica, diminuzione della produzione di trombossano TXA2, diminuzione della viscosità ematica, prolungamento del tempo di emorragia.
  • malattie dermatologiche.

    La supplementazione con Omega-3, in aggiunta al trattamento standard, ha portato ad una forte riduzione di agenti infiammatori, protagonisti di molte patologie dermatologiche. 

  • allergie.

    Omega-3 e Omega-6 modulano la risposta immunitaria, contribuendo ad una riduzione delle patologie su base allergica.

  • malattie infiammatorie croniche.

    Malattie quali artrite reumatoide e colite ulcerosa conoscono miglioramenti apprezzabili dopo integrazione con Omega-3.

  • malattie del sistema nervoso.

    EPA e DHA rivestono un ruolo fondamentale nello sviluppo e nella crescita del sistema nervoso e sono direttamente coinvolti nella regolazione delle capacità cognitive come, ad esempio, la memoria. Inoltre è stata dimostrata la loro azione neuro protettiva. Uno studio riguardante la malattia di Alzheimer ha evidenziato come una dieta povera in n- 3 e ricca in acidi grassi saturi può aumentare l’incidenza della malattia. Il bilancio tra omega-6 e omega-3 a favore degli n-6 è stato correlato anche a manifestazioni cliniche di depressione. Uno studio su bambini autistici ha mostrato che il rapporto n-6/Omega-3 è decisamente superiore rispetto a quello dei soggetti sani di controllo.

  • patologie tumorali.

    Un recente studio giapponese ha evidenziato che negli ultimi 40 anni il rapporto omega- 6/omega-3 è passato da un valore di 2,8 a un valore di 4 e che, nello stesso periodo, è aumentata l’incidenza di tumori al colon, ai polmoni alla prostata e al pancreas. E’ stato inoltre evidenziato che l’assunzione di alte concentrazioni di EPA esplica un’azione protettiva verso il cancro colon-rettale; mentre un aumento della concentrazione di acidi grassi monoinsaturi e di AA potrebbe essere associato ad un aumento del rischio.

Soltanto eliminando i fattori di rischio di queste patologie multifattoriali è possibile prevenirle.

Perché questo test è diverso dagli altri?

Solitamente, come rappresentanti delle due famiglie, per un indice di questo rapporto, vengono presi in esame i livelli di acido eicosapentaenoico (EPA; omega-3) e acido arachidonico (AA; omega-6).

In questo test vengono analizzati, invece, tutti gli acidi grassi.

Scopriamo quali

Acidi grassi poliinsaturi (PUFA)

EPA. Antinfiammatorio

DHA. Svolge quindi un ruolo importante per lo sviluppo e la maturazione cerebrale, del tessuto retinico dell’occhio, ma anche dell’apparato riproduttivo.

Acido linoleico. Antinfiammatorio.

Acido Diomo-gamma-linolenico. Antinfiammatorio e regolatore del sistema immunitario.

Acido arachidonico. Opportunamente bilanciato con il DHA è importante per lo sviluppo embrionale e l’accrescimento del bambino. L’AA favorisce le reazioni infiammatorie.

Acidi grassi saturi (SFA)

Gli SFA sono considerati grassi nocivi per l’organismo. Se consumati in eccesso, possono indurre un aumento del tasso di colesterolo, un aumento del rischio di contrarre patologie cardiovascolari, di andare incontro ad obesità, insorgenza di diabete e sindrome metabolica.

Le fonti principali di SFA sono la carne (meno la carne di pollo e tacchino), il burro e i latticini con prevalenza nei formaggi stagionati, gli oli idrogenati come la margarina, l’olio di cocco e di palma (utilizzati ampiamente nei prodotti industriali come ad esempio i biscotti) e l’olio di semi di arachide (contiene l’acido arachidico, un SFA che dona stabilità al calore).

Acido palmitico. Livelli elevati sono associabili a patologie coronariche, così come sembra esservi una correlazione tra alti livelli di acido palmitico e recidiva di stenosi coronarica nei pazienti precedentemente infartuati.

Acido stearico. Livelli elevati sono stati associati a rischi di coagulazione.

Acidi grassi monoinsaturi (MUFA)

Al contrario degli acidi grassi saturi, i MUFA svolgono numerosi effetti positivi.  Hanno la capacita, anche se non elevatissima, di abbassare i livelli ematici di LDL e una buona efficienza nell’aumento delle HDL. Tra gli acidi grassi appartenenti a questa famiglia il più rappresentativo è l’acido Oleico, Palmitoleico, Vaccenico.

Acido oleico. Le fonti alimentari più ricche sono l’olio extravergine di oliva e le olive. Diversi studi scientifici hanno evidenziato che i benefici a livello cardiovascolare riscontrati in coloro che seguivano la cosiddetta dieta mediterranea erano dovuti anche all’utilizzo dell’olio d’oliva, uno degli alimenti cardinali di tale dieta e principale fonte naturale di acido oleico. L’acido oleico svolge non solo la funzione energetica tipica dei lipidi, ma anche quella di migliorare il profilo lipidico favorendo la formazione delle HDL e in generale di svolgere un fondamentale ruolo protettivo a livello cardiovascolare. Tuttavia, livelli eccessivi di acido oleico sono stati descritti in alcune forme patologiche, ad esempio nelle epatopatie acute e cirrotiche .

Acido palmitoleico. E anche conosciuto come omega-7 Recenti studi, su modelli animali, hanno attribuito a questo acido grasso la capacità di bilanciare il metabolismo dei lipidi, in quanto è capace di agire come allarme per le cellule muscolari e del fegato impedendo l’accumulo di grassi.

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